shredding concrete back in the day

12 ottobre 2011, pomeriggio

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  1. damsiekei
     
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    damian jaden dorsey acker
    ‹ born: 14.05.1991, male, student, 181cm, blue eyes, black hair ›
    842damrole
    A Parigi di skatepark ce n'erano tanti, o perlomeno non era così difficile trovare una struttura sportiva o un parco che offrisse qualche rampa, scalinata o ringhiera. Alcuni erano privati, posti in vecchi magazzini della zona ferroviaria o commerciale, sicuramente meglio tenuti di quelli pubblici, ma generalmente al coperto. Damian non amava passare troppo tempo nei luoghi chiusi, per quanto spaziosi fossero, quindi preferiva di gran lunga gli skatepark all'aperto, come quello costruito meno di un anno prima all'interno del Jardin du Luxembourg. Non era enorme, ma c'era un po' di tutto, ringhiere, rampe di vario genere e anche una piscina di cemento che Damian trovava particolarmente di suo gusto. E, altra cosa positiva di quel piccolo ma adorabile skatepark, durante la giornata non c'erano bambini. Anzi, al momento c'erano forse altri tre ragazzi oltre a lui, e nessun altro. Non avrebbe dovuto essere lì nemmeno lui, a dire il vero, Damian lo sapeva bene: erano solo le tre del pomeriggio, le lezioni non erano ancora finite, ma quel giorno non se l'era sentita di chiudersi in un'aula scolastica ad annoiarsi a morte. Era uscito di casa presto, come tutte le mattine, ma arrivato alla fermata della metropolitana aveva deciso di prendersi una giornata libera. Si era messo a girovagare per le vie di Parigi senza una meta precisa, lo skateboard agganciato allo zaino e le mani infilate nelle tasche dei jeans, fino a quando si era ritrovato davanti all'entrata dei Jardin du Luxembourg. Era ancora mattina quando aveva abbandonato lo zaino e la felpa in un angolo dello skatepark per dedicarsi alle rampe. Tra salti, grind e cadute varie aveva passato così buona parte della giornata, fermandosi solo per andare in bagno - non perché ne sentisse il bisogno, semplicemente perché l'orologio che aveva al polso destro si metteva regolarmente a suonare per ricordargli di farlo. Impegnato com'era a cadere - solo nell'ultima mezzora era successo almeno sedici volte - si era completamente dimenticato di mangiare, e non si era accorto di avere ormai le braccia scorticate. Fortunatamente non si era messo in testa di fare nulla di chissà quanto pericoloso, quel giorno, quindi tutte le ossa e le articolazioni erano - per il momento - intatte.
    ‹ role scheme realizzato da damsiekei - lo vuoi? chiedimelo! ›
    narrato - parlato (francese) - parlato (inglese) - pensato
     
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  2. mayfair.
     
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    Geneviève Cavendish.

    Il pranzo con suo padre le era parso così... plasticoso che le veniva voglia di vomitare tutto quello che aveva mangiato. Il che poteva essere giustificato da un altra cosa... a lei, le lumache facevano schifo; ma le aveva mangiate, per non far andar troppo la bocca di suo padre, che già macchinava brutte parole fin troppo velocemente. Sbuffò, ripensando alla conversazione umiliante che aveva avuto poco prima, aveva forse qualche colpa se studiava ancora? No, nessuna. Studiava per far piacere a lui, ma sopratutto a lei (anche se non voleva ammetterlo). Eppure si era trovata anche un piccolo lavoro, cosa voleva esattamente da lei suo padre? Probabilmente che fosse nata sotto sembianze maschili... doveva forse cambiar sesso? Naaah. Mai mutare la forma umana.
    Era una bella giornata, non faceva freddo e Geneviève si stava autoimponendo di non imbronciarsi, di non piangere sopratutto. Una donna, o ragazza?, come lei poteva per caso dar a vedere che stava piano piano andando in pezzi? No signore. Doveva essere forte come non mai, sopratutto perchè doveva dare un esame molto importante l'indomani. Abbassò lo sguardo verso il plico di fogli, racchiusi in una catelletta trasparente, che aveva nella mano destra - Non èpoi così tragica la situazione. - borbottò tra la folla di passanti nella via. Sembrava che nessuno volesse lavorare in quel giorno, diamine! Erano quasi le tre del pomeriggio ed erano tutti in giro! Un pò come lei, che si era presa una giornata di relax... che poi relax non lo era: doveva assolutamente ripassare per quel dannato esame e dove? Ai Jardin du Luxembourg, madame. Un luogo ben poco appropriato, pieno di distrazioni ovunque. In quel momento vide un gruppetto di ragazzi, che proveniva dalla parte opposta, con i capelli colorati, pieni di tatuaggi. Le piacevano quel tipo di persone, classificate ribelli o strane... almeno loro gridavano al mondo intero che c'era qualcosa che non andava. Perchè? Non che loro non fossero normali, soltanto che facevano vedere che il mondo non era solo false apparenze e unificato. Era diverso, vario e spesso le cose non andavano bene. Lei era nel mondo uguale ma diversa, diversa per volersi unificare a tutti i costi: non per lei, per lui.
    Si ritrovò, senza saperlo, davanti alla zona degli skate, chiamata dai "suoi amici" la zona dei rotti. Forse tutti i torti non li avevano, a chiamarla così. Insomma, qua rischiano di rompersi qualche osso! Rifletteva mentre il suo sguardo andava ad osservare i movimenti, anzi i piedi, degli skaters. Erano quattro ragazzi, in età scolastica e tutti abbastanza capaci, per quello che poteva intendersene lei. Non aveva mai avuto la passione necessaria per mettersi ad imparare ad andare sullo skate, non che non le piacesse ma... preferiva fare altro, non voleva aver un rischio così forte di rompersi qualcosa. E quei ragazzi non scherzavano, erano bravi. Cambiava idea così facilmente questa ragazza. Come poco prima aveva arricciato il naso, aprendo la bocca per dire qualcosa, in direzione di un ragazzino che colava un pò di sangue dalle braccia. Era per caso pazzo? Doveva far un male dell'accidenti!
    Pescò dalla tasca del giacchino leggero una gomma da masticare, senza prestar troppa attenzione ai suoi movimenti... difatti se l'andò ad infilare nel naso, al posto della bocca. Sobbalzò a quel suo gesto e si infilò la gomma in bocca, riportando la sua attenzione a quel ragazzo che pareva uscito da un film horror. Se lei avesse fatto una cosa del genere... - brrrrr - borbottò schifata. Scostò subito lo sguardo su un altro ragazzo, che fece un bel salto che le fece battere le mani, o per meglio dire: battè una mano sul plico di fogli che aveva e si era scordata per dieci secondi.

    Les fleurs du Mal.


    ₪ code NUIS frase Charles Baudelaire ₪
     
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  3. damsiekei
     
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    damian jaden dorsey acker
    ‹ born: 14.05.1991, male, student, 181cm, blue eyes, black hair ›
    842damrole
    Damian era appena miracolosamente riuscito a chiudere un 360 flip senza cadere, quando il suo orologio si era messo a suonare per quella che a lui sembrava la centesima volta. Possibile che fosse già ora di andare al bagno? Non c'era appena andato alle... "sono già le tre!"
    A quanto sembrava, l'orologio aveva ragione e lui si era anche dimenticato di fermarsi a mangiare qualcosa, sul mezzogiorno. A scuola non aveva mai questi problemi, c'era un orario fisso per la pausa pranzo e in ogni caso vedere gli altri che si ingozzavano gli ricordava che forse anche il suo corpo aveva bisogno di cibo. Lì al parco, invece, non aveva fatto altro che concentrarsi sullo skateboard, e turisti e parigini armati di panino erano passati completamente inosservati.
    "Forse dovrei fare una pausa..." si disse, afferrando al volo la tavola e dirigendosi a passo sicuro verso l'angolo dove aveva abbandonato zaino e felpa, per poi fermarsi a metà strada. Doveva davvero andare in bagno? O poteva aspettare? Ma perché non poteva essere come tutti gli altri, che riuscivano a capire quando ne avevano bisogno e quando no? "Ma no, non ho bevuto niente, come può scapparmi? Ci vado poi dopo!" decise. Prima avrebbe mangiato qualcosa, giusto per evitare che il suo corpo decidesse di tradirlo per mancanza di cibo. Riprese a camminare verso lo zaino e solo una volta sedutosi a gambe incrociate sulla tavola, di fianco alle sue cose, si rese conto di avere le braccia sanguinanti. Nulla di preoccupante, solo qualche graffio, ma era comunque meglio dare una sciacquata alle ferite, almeno per togliere eventuali granelli di polvere che avrebbero potuto causare irritazioni e infezioni - cosa che gli capitava fin troppo spesso. Con un sospiro allungò la mano sinistra e aprì la tasca frontale dello zaino, recuperando velocemente una bottiglietta d'acqua ancora mezza piena. Svitò il tappo e si versò il conenuto prima su un avambraccio e poi sull'altro, lavando via sangue e terra in un solo gesto. Aveva visto giusto, erano solo dei graffietti da nulla, ma doveva ricordarsi di inventare una scusa plausibile per spiegarli ad Emma. Non poteva certo dirle di aver saltato scuola anche quel giorno... però poteva dirle di essere caduto dallo skateboard, quello sì. Magari poteva essersi graffiato le braccia cercando di evitare un bambino? Un cagnolino? Be', qualcosa sicuramente sarebbe riuscito a inventarsi. Era inutile pensarci in quel momento, dato che Emma non era presente e lui aveva ancora qualche ora di libertà prima di rientrare. Non che avesse il coprifuoco, soprattutto non durante il giorno, ma di solito dopo scuola tornava a casa a lasciare i libri, prima di uscire di nuovo. Se non fosse rientrato, Emma se ne sarebbe accorta. E si sarebbe preoccupata. Come sempre.
    Una volta ripulite le braccia dal sangue, si mise a frugare nella taschino dello zaino in cerca del portafogli e, quindi, dei soldi per comprarsi qualcosa da mangiare.
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    narrato - parlato (francese) - parlato (inglese) - pensato


    Perdonami, non so come farlo interagire... se non facendolo cadere °° hai qualche idea? Altrimensi semplicemente o non si è accorto di una stringa slacciata o inciampa nei suoi piedi e le arriva addosso uù
     
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2 replies since 30/11/2012, 13:18   145 views
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